04 July

S1 - E5 "Come costruire un sito web nel modo giusto"

Il Podcast di Websolute: Digital Roadmps for ambitious Brands è dedicato a Imprenditori e Manager che attraverso il digitale vogliono liberare tutto il potenziale del proprio brand nel mondo. Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia, rispettivamente Head of Strategy e Direttore Marketing di Websolute, insieme a altri ospiti esperti discutono di marketing, e-Commerce e digitale in modo strategico, per fare business e crescere.

Quinto episodio per il nostro Podcast. In questa puntata Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia dialogano con Nicola Bonora, UX Strategist e Content Designer, confrontandosi su un tema che offre innumerevoli spunti di riflessione: cosa significa davvero costruire un sito web.

Qual è il significato di un sito per un brand? Dove si colloca all’interno dell’ecosistema comunicativo di un’azienda? Come ci si approccia a questo tipo di progetto? Lo scopriamo insieme attraverso una sintesi del Podcast in cinque domande fondamentali.

Domanda 1: Ha senso parlare di siti nel 2022?

La risposta è sì, ha assolutamente senso.

Ha senso a patto che il sito si innesti correttamente nell’evoluzione dei comportamenti del pubblico e sia una costruzione aderente agli obiettivi, al tipo di business e al target dell’azienda. Costruire un sito significa ragionarlo attraverso un approccio strategico. È far sì che questo spazio sia la risposta giusta alla domanda giusta, la domanda che il marchio è chiamato a farsi.

Domanda 2: A cosa serve un sito?

Se dovessimo avvalerci di una metafora sportiva, potremmo definire il sito la “casa base”, il luogo dove si segna il punto e dove avvengono scambi di valore per l’azienda. È infatti qui, proprio nel sito, che si mette a terra l’asset strategico, si raggiungono gli obiettivi prefissati.

È dunque fondamentale, prima di iniziare ad approcciare la costruzione di un nuovo sito, valutare quanto ogni singolo obiettivo - vendita di prodotti, notorietà del brand, acquisizione contatti, rafforzamento customer care - pesi, in termini di Web Experience e in termini di contenuti. In questo modo è possibile iniziare a capire cosa significhi questo spazio per il brand e a cosa possa realmente servire.

Domanda 3: Cosa significa farsi la domanda giusta?

Prima di costruire occorre progettare. Prima di progettare occorre farsi delle domande. Consapevoli, mirate, adeguate. Anche se, complice il periodo storico vissuto, c’è stata una presa d’atto delle potenzialità del digitale e una primissima inversione di tendenza (prima l’investimento era per lo più riservato alle fiere di settore), c’è ancora molto da fare per migliorare l’approccio ai siti.

La formulazione della domanda giusta, quella vera, è tuttora una grossa sfida quando si tratta di costruire la propria identità nel web. Si tende, purtroppo, ad agire ancora dando la risposta giusta alla domanda sbagliata. Per poi stupirsi che il sito, pur tecnicamente perfetto, non riesca a far fare al brand quel salto evolutivo necessario per la sua crescita.

Domanda 4: Come si fa la domanda giusta?

Solo capendo meccanismi e flussi, e come il brand gestisce le relazioni nel cosiddetto “mondo reale” è possibile interpretare al meglio il mezzo web e far sì che generi valore. Il sito non è solo un sito, è la personificazione del brand. È l’azienda che invita un pubblico decisamente vasto a scoprirla ogni giorno e a ogni ora. Le domande da farsi sono quindi: come tratteremmo quei visitatori se venissero a trovarci in azienda? Che cosa vogliamo facciano durante e dopo la visita? Cosa desideriamo noi da loro?

Emerge così un punto fondamentale della questione: quando si chiede un sito in realtà si sta chiedendo come cambiare modo di comunicare. E se il bisogno è cambiare, è necessario avere un partner che porti alla luce i valori aziendali, per poi trasformarli in un nuovo modo di raccontarsi. Leggibile per le persone, utile per il business. Capire cosa dire e come dirlo porta alla costruzione del progetto giusto. Il sito diventa conseguenza naturale. Non altro da sé ma un vero touchpoint che fa ordine e genera utilità.

Domanda 5: Quali sono gli errori da evitare?

1) Non vedere il sito come parte di un ecosistema.

Quando si approccia un nuovo sito non si sta solo rifacendo quello vecchio, si sta ricreando un ecosistema. È fondamentale, dunque, considerare che la creazione dell’infrastruttura è solo uno degli investimenti da sostenere. Ci sono poi il mantenimento, le attività di brand awareness, nuovi contenuti, la promozione.

2) Non c’è design senza ricerca.

La componente della ricerca e dell’ascolto sono, spesso, sottovalutate. Ogni sito è unico nel suo genere perché ogni brand ha una sua personale identità. L’indagine e la raccolta delle informazioni sono assolutamente imprescindibili, il primo passo per un progetto di successo.

3) Non si considera il concetto di evoluzione.

Ogni nuovo sito deve aiutare l’azienda a cambiare livello, a fare un salto qualitativo. Spesso, invece, il nuovo sito viene interpretato semplicemente come una veste più bella per quello attuale. Come si supera questo malinteso? Facendosi (come già detto) tante domande. Per capire vincoli e opportunità. Per arrivare a comprendere come generare valore. Poi occorre anche considerare che i siti che funzionano davvero diventano cantieri. La pubblicazione non è il punto finale del progetto, ma l’inizio di un percorso più ampio. In questo modo il sito si evolve, si arricchisce, cresce. E così il brand.

Creare un nuovo sito è un lavoro a tante mani che richiede il vedersi e rivedersi, la ricerca e le domande giuste. E soprattutto consapevolezza e conoscenza condivisa. È un progetto importante che necessita non solo un investimento economico ma tempo per uno scambio con tutti gli attori protagonisti di questo cambiamento. Solo così può esserci crescita professionale e culturale in ogni ambito e per tutti.

E tu, hai trovato la voce giusta per raccontarti attraverso il tuo sito?

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